Achille è ancora nelle sue tende. È infuriato per l’affronto subìto da Agamennone e dalla mancata riparazione del danno. Il suo orgoglio è ferito a morte. L’ira quasi lo paralizza, e intanto lo sottrae alla mischia, al campo di battaglia. Omero lo coglie in questo stato d’animo, ed è da questo momento in poi che vorrebbe ritrarlo, chiedendo alla Dea un aiuto per trovare le parole per dire quell’ira.
Ora, provate a chiedere ad un passante di mezza età come comincia l’Iliade. Se non vi manderà a quel paese, vi reciterà questi versi, più o meno:
“Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l’ira funesta, che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,”
e qui forse si fermerà, perché diviene più difficile ricordare. Per l’italiano medio di una certa età, questa è La Traduzione dell’Iliade. Stop. La traduzione di Vincenzo Monti, quella canonica. Anche se Monti non sapeva il greco. Ugo Foscolo, che lo conosceva, infatti tradusse diversamente quei primi versi famosi. Così:
“L’Ira, o Dea, canta del Pelìde Achille
che orrenda in mille guai trasse gli Achei
e molte forti a Pluto alme d’eroi
spinse anzi tempo, abbandonando i corpi
preda a sbranarsi a’ cani ed agli augelli”.
Molto più potente e drammatica, nonostante gli augelli. E più rispettosa del greco e del senso, poiché appunto l’ira è la prima parola del poema ed è lì, su quella breve parola che cade l’accento. Il che poi è rimasto nelle versioni in versi liberi di Rosa Calzecchi Onesti ed in prosa di Maria Grazia Ciani. Fino a Baricco, che espunge gli dèi dall’Iliade, ritenendoli inutili, e che però incassa più di tutti i traduttori con la sua lettura integrale del poema e l’edizione Feltrinelli[1]. Insomma, se è vero che tradurre è tradire, c’è modo e modo di farlo: ed in questo caso, rispettare la posizione assiologica che l’ira ha nel primo canto dell’Iliade ci pare determinante[2].
[1] Negli Stati Uniti, invece, l’operazione non è andata a buon fine: già sul “New York Times” la traduzione inglese del testo di Baricco (che poi di Baricco non è, ma della Ciani), edita da Alfred A. Knopf, è stata stroncata.
[2] Devo la ricostruzione delle diverse traduzioni dell’Iliade al godibilissimo La malinconia del traduttore di Franco Nasi, , Edizioni Medusa, Milano 2008, pag. 39 e segg.
Tag: Achille, ira, traduzione
9 marzo 2009 alle 5:46 PM |
vaffanculo
11 marzo 2009 alle 2:23 PM |
più timotico di così…
10 gennaio 2013 alle 10:52 PM |
bellissima
24 febbraio 2015 alle 1:55 PM |
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