Linguaggio, narrazioni e politica

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Il modo di pensare ed il linguaggio dei conservatori, negli ultimi trent’anni, si sarebbe largamente imposto tra i media americani. Al punto che il  democratico  Barack Obama ha dovuto denunciare e scontare inizialmente un deficit di empatia,  una mancanza di attenzione. Prestare attenzione non significa soltanto provare empatia, ma assumere responsabilità, agire con forza e con coraggio. Per prestare attenzione, occorrono le forze per farlo e ancor più per farlo con successo. Nello schema lakoffiano, empatia e responsabilità sono al cuore del pensiero progressista. E, potenzialmente, insediate nei circuiti cerebrali di ogni americano. Per il politico progressista, si tratta dunque di risvegliare e di richiamare questi valori, senza cadere nei trabocchetti dei media conservatori: questo è quel che è riuscito, dopo tanti anni di predominio repubblicano, al democratico Obama.
Una trappola classica per il politico progressista  sarebbe consistita nell’accettare di parlare degli interessi dei propri elettori, invece che parlare con loro in termini empatici e responsabili. Quel che si doveva evitare era questo ragionamento: è nel nostro interesse politico aiutare la gente a raggiungere i propri interessi materiali. Se lo faremo, ci voteranno. Di qui programmi come tasse ridotte per la piccola borghesia, affitti calmierati per gli studenti fuori-sede, buoni-casa per i senzatetto, carta verde per gli immigrati clandestini, pensioni migliori per il pubblico impiego, assistenza sanitaria gratuita per i bambini poveri. Programmi che s’ispirano all’empatia, ma fondati sull’argomento dell’interesse dei gruppi, un argomento che – secondo Lakoff – non paga a sinistra. D’interesse economico, parla assai più convincentemente la destra.
Accade lo stesso nell’utilizzo del linguaggio: non è vincente adoperare un contesto linguistico conservatore per proporre valori progressisti. Se i conservatori parlano di “guerra al terrore”, un neoliberale potrebbe riprendere l’espressione  per contrastarla, accettando però così di fatto il contesto conservatore. Il “neoliberale” potrà anche argomentare contro la politica conservatrice, ma se permarrà all’interno del contesto, attiverà e rinforzerà quel contesto, invece che sfidarlo o cambiarlo.
porta-a-portaSecondo Lakoff, le prove a sostegno di questa tesi sono innumerevoli; tuttavia, la tesi non fa breccia tra i politici neoliberali [neppure a  politici progressisti che, magari partecipando a “Porta a Porta” o a “Mixer”, cadono nelle maglie della trappola nei confronti della quale Lakoff mette in guardia. Un politico di sinistra a “Porta a Porta” rischia di essere comunque funzionale al contesto conservatore]. Non avrà successo neppure esporre le crude cifre, sostenendo che i numeri parlano da soli: non è vero affatto, i numeri parlano all’interno di contesti e dicono cose diverse a secondo dei contesti diversi. Accentuare il lato negativo o quello positivo,per esempio, sposta la bilancia da una parte o dall’altra – come nel caso del famoso bicchiere. Un esempio è dato da un esperimento condotto da Kahneman.

Facciamo finta che vi dicano che siete seriamente malati e che occorre decidiate se sottoporvi ad un’operazione chirurgica: ne va della vostra vita. Nel caso A, vi dicono che avete il 10% di possibilità di morire nel corso dell’intervento. Nel caso B, vi dicono che avete il 90% di possibilità di sopravvivere all’intervento. Il caso A contestualizza la decisione in termini negativi. Il caso B, la contestualizza in termini positivi, di salvezza. Letteralmente, le percentuali in termini di probabilità sono identiche. Nell’esperimento,  molte più persone hanno scelto di sottoporsi all’intervento se si è posta loro la scelta in termini di salvezza, piuttosto che nel contesto negativo. Questo non è razionale dal punto di vista della razionalità economica classica, ma è quel che avviene.
Come contrastare questo imporsi dei contesti richiamati dai media e dalle forze politiche? Quel che non deve essere fatto, è accettare lo stesso agone, controbattere con gli stessi mezzi semantici sia pure con argomentazioni diverse od opposte. Secondo Lakoff, infatti, quello che stiamo imparando sulla frame semantics è molto importante in campo politico proprio perché si è scoperto che se si usa lo stesso linguaggio degli oppositori politici, anche se si stanno in realtà sostenendo opinioni contrarie, si finisce per aiutarli, poiché ogni parola è definita rispetto ad un contesto, e ogni contesto è caratterizzato all’interno di un sistema di contesti. Perciò quando si attiva la parola, automaticamente si attiva il suo contesto, il loro intero sistema di contesti e quindi il loro intero sistema di valori. Dunque, quando si usano i contesti di altre persone – anche se per contrastare le loro opinioni – si sta in realtà accettando il loro sistema di valori e di conseguenza li si sta favorendo.

In positivo, cosa dovrebbe fare un neoliberale americano avvertito? “In primo luogo, la cosa più difficile: pensare al di fuori dall‘illuminismo – in termini di visioni del mondo, contesti, metafore, narrazioni eccetera. Imparare ad argomentare con forza ed emotivamente partendo dalla prospettiva morale empatica e responsabile, valorizzando sempre le idee di protezione e rafforzamento. Aver chiaro che queste sono le basi della democrazia. Rinunciare allo schema destra-sinistra ed all’idea di spostarsi a destra per prendere più voti. Cercare punti in comune tra argomenti diversi. Favorire lo sviluppo di pensatoi su questioni cruciali – nei fatti, sviluppare temi dal sistema morale utili al governo ed ai casi specifici. Mai accettare per i suoi temi contesti conservatori, anche argomentando contro, ma offrire del proprio. Smettere di aiutare l’economia neoliberale a livello globale. Se ci si deve compromettere coi conservatori, iniziare la negoziazione dalla propria posizione morale – empatia e responsabilità, non dall’argomento dell’interesse proprio”[1].

Un esempio concreto di come un politico riesca, se vuole, a non farsi imprigionare in contesti che lo sfavorirebbero, è offerto da una partecipazione di Barack Obama ad un programma della CNN, agli inizi della sua campagna, il 2 giugno 2007. Lo intervistava Wolf Blitzer, un lupo travestito da pecora, un commentatore conservatore travestito da osservatore neutrale. barack-obamaLakoff riporta il batti e risposta:
Blitzer: Vorrei alzasse la mano se ritiene che l’inglese dovrebbe essere la lingua ufficiale degli Stati Uniti.
Obama rifiuta di alzarla, si alza in piedi, fa un passo avanti e dice:
Obama: “Questo è il genere di domande fatto apposta per dividerci. Lo so, lei ha ragione. Tutti dovrebbero imparare l’inglese se vivono in questo Paese. Ma la questione non è se le future generazioni di immigranti impareranno o meno l’inglese. La questione è: come possiamo proporre una politica dell’immigrazione al contempo legale e sensibile? E se veniamo distratti da quel tipo di domande, credo che facciamo un cattivo servizio agli Americani”.

Ecco un bell’esempio di come si rifiuta in politica il ricorso a contesti che ci obbligherebbero ad accettare il contesto dell’avversario. E’ ben fatto: lo so, lei ha ragione, ma… e qui si dice quel che dobbiamo dire noi, dal nostro punto di vista, senza contestare l’argomento addotto dall’avversario. Anche adottando questa nuova strategia, Barack Obama ha vinto le elezioni alla Presidenza degli Stati Uniti. E, con ogni probabilità, anche incarnando una serie di narrazioni credibili per la maggioranza degli elettori che alla fine lo hanno scelto, prima nella contesa con Hillary Clinton e poi in quella con John McCain.
In sostanza, oltre che il programma e la delusione diffusa nei confronti dell’Amministrazione uscente, per Obama hanno giocato anche narrazioni vincenti ormai acquisite dagli americani che avevano avuto ed hanno per protagonisti cittadini afro-americani. Negli anni Duemila, molte volte Oprah Winfrey si è confermata come la personalità televisiva più amata.

Jamie Foxx in Ray

Jamie Foxx in Ray

Nel 2005, la scelta popolare tra i film candidati all’Oscar cadde su Ray, la storia di Ray Charles, mentre l’attore più amato fu Jamie Foxx, proprio nel ruolo del cantante. Nel 2006 un altro nero, Tiger Woods, fu nominato Sportivo dell’anno, mentre secondo era Michael Jordan. Tra le donne, Venus e Serena Williams erano prima e seconda.williams-2
E da noi? Possibile che da così tanti anni all’esigenza di Nanni Moretti in Aprile (“D’Alema, dì qualcosa di sinistra? Anzi, dì qualcosa…”) non si riesca a dare risposta? La nuova Destra italiana è stata capace di sfruttare un sistema di frame creato con razionale pervicacia grazie soprattutto alla televisione, per far breccia nell’elettorato e spostare a destra l’asse della politica italiana.

 


[1] Ivi, pag. 60.

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2 Risposte to “Linguaggio, narrazioni e politica”

  1. doktorgeiger Says:

    eppure, a sinistra, ci sono i casi di Nichi Vendola e Vladimir Luxuria…forse che il futuro del “comunismo” sta nella sessualità glbt piuttosto che nella spenta “lotta di classe”? (difficile però che i post-cattomunisti con gli occhi eternamente affissi alle finestre del cupolone possano mai arrivare a candidare un transgender o un “abbronzato”)

  2. Roberto Punzo Says:

    … Inutile dire qui delle realtà che si celavano dietro la narrazione …(1)

    Perché non rovesciare la relazione di significazione, se esiste, nel discorso? Non si tratterebbe allora di commemorare la realtà; la realtà diverrebbe rivelatrice del discorso, perché “il discorso fa essere, ed è per questo che il suo senso non può essere appreso se non in un secondo tempo, alla luce del mondo che l’ha prodotto”.(2) Come scrive Barbara Cassin nel suo “L’effetto sofistico. Per un’altra storia della filosofia”, il discorso che commemora l’essere sarebbe quello che ‘parla di’; il discorso che fa essere sarebbe quello per cui l’essere è un effetto del dire. Per il primo vi sarebbe una realtà che si imporrebbe, imporrebbe che la si dicesse. Per il secondo la realtà si produrrebbe. La narrazione, allora, non celerebbe realtà. Nella narrazione viene prima il dire, il fatto di detto, l’effetto-mondo. La seduzione non attiene soltanto al tratto performante della narrazione: sedotto è anche chi narra, dalla narrazione stessa.
    La nostra attenzione dovrebbe andare a quanto di più evidente, quindi più difficile a vedersi, nella narrazione: ovvero, all’enunciazione. Se la realtà si conforma al dire, il suo avvenire “compie il discorso, riempie la predizione che esso costituisce”. (3) Non questione di destino ma di logos: “far giocare la forza del dire per indurre un nuovo stato e una nuova percezione del mondo, leggibile nella chiarezza dell’ àpres coup”. (4)
    Michelle Obama ha detto finalmente di essere orgogliosa dell’America, per la prima volta nella sua vita adulta, il 18 febbraio del 2008 (5); lo ha detto in tempo utile per poter vedere il marito eletto Presidente: ben detto, ben fatto.
    Secondo la logologia di Cassin, parole istigatrici di realtà, più cose che le cose stesse. Tradire il marito e lasciarlo per l’amante, per esempio: il caso di Elena di Troia, la più colpevole e la più innocente delle donne. Ma come può la colpa di lasciarsi sedurre, di cedere al desiderio, renderla innocente? (6)
    Non possiamo farci nulla: abbiamo tutti orecchi ed occhi. I primi ci fanno sentire i discorsi del Paride di turno, i secondi ce lo fanno vedere: di cosa saremmo responsabili? La nostra ragione è incarnata, siamo innocenti per avere quel corpo che ci rende colpevoli. (7) Così, il voto operaio è andato a partiti di destra, espressione tradizionale del ceto confindustriale, attestano in Italia le analisi sociologiche del dopo-voto. (8)
    Lasciarsi andare al piacere del discorso del Paride di turno, medicina e veleno allo stesso tempo, pharmakon. La narrazione è demiurgica: non si schiaccia il senso sulla referenza che lo regge, ma è il senso che comanda la referenza. (9) “ … Come spiegare in altro modo la rappresentazione – non contestata da alcuno, se non sbaglio – di un uomo di 72 anni, già fiaccato nelle sue energie vitali da un cancro alla prostata e da un intervento chirurgico assai invasivo, come un immortale “padre totemico” che riposa tre ore a notte e fa l’amore per altre tre, prima di rimettersi al lavoro nelle altre diciotto per risolvere i problemi dell’Italia, le difficoltà dell’Occidente, la crisi del Milan? …” ha scritto Giuseppe D’Avanzo l’11 ottobre 2008, in un articolo intitolato “La nuova lingua del potere”. (10)

    (1) “Narrazioni, biconcettualismo e politica”, 12 Dicembre 2008 by luciano de fiore, in questo sito.
    (2) “L’effetto sofistico. Per un’altra storia della filosofia” di B. Cassin, Jaca Book, Milano, 2002, pag. 57.
    (3) Ivi, pag. 58
    (4) Ivi, pag. 58.
    (5) http://news.bostonherald.com/news/national/politics/2008/view.bg?articleid=1074519&srvc=home&position=0
    (6) “L’effetto sofistico. Per un’altra storia della filosofia” di B. Cassin, Jaca Book, Milano, 2002, pag. 60.
    (7) Ivi, pag. 60.
    (8) “Vecchio e nuovo illuminismo”, 12 Dicembre 2008 by luciano de fiore, in questo sito.
    (9) “L’effetto sofistico. Per un’altra storia della filosofia” di B. Cassin, Jaca Book, Milano, 2002, pag. 62-63.
    (10) http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/politica/politica-format/neolingua-al-potere/neolingua-al-potere.html

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